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L’ARCHITETTURA DELLA PARTECIPAZIONE

14,00 

di Giancarlo De Carlo

a cura di Sara Marini

Il percorso accademico e professionale di Giancarlo De Carlo congiunge in un’unica vocazione due termini etimologicamente contrapposti: architettura e anarchia, tenendosi sempre al riparo dalle allucinazioni utopistiche tipiche, ad esempio, degli anni Sessanta e Settanta, e anzi mantenendo sempre dritta la barra della «ricerca di un metodo e, soprattutto, di un rigore capaci di restituire credibilità all’approccio disciplinare (Tafuri)».

Nello scritto qui pubblicato per la prima volta in maniera autonoma egli tenta di dimostrare in forma lineare e lucida come l’idea di una architettura partecipata – «quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure – forse così è più chiaro – quando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni» – possa costituire un’utopia realistica, cioè compiutamente realizzabile. Le distinzioni teoriche messe in campo a tale scopo: progetto vs processo, funzione vs uso, ordine vs disordine e così via, forniscono un armamentario utile ancora oggi per chi tenti di mettere in moto nuove pratiche di partecipazione non solo in campo architettonico (si pensi a ciò che avviene oggi in Italia nel terreno della politica o a idee come l’open source e wikipedia).

A chiudere il quadro due testi relativi alle due principali esperienze realizzate sul piano urbanistico (il piano di Rimini) e architettonico (il villaggio Matteotti di Terni) a dimostrazione della lunga, seppur conflittuale, fedeltà decarliana verso Le Corbusier, nonostante tutto suo modello costante perché «non si rivoluziona facendo le rivoluzioni, si rivoluziona presentando soluzioni».

Giancarlo De Carlo (1919-2005) ha un’infanzia errabonda tra Genova, Livorno, Trieste, Milano, e passa la sua giovinezza a Tunisi, prima di iscriversi alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano. Richiamato alle armi sul fronte greco, dopo l’8 settembre del 1943 si unisce alle bande partigiane a Milano insieme con Giuseppe Pagano. Nel dopoguerra viene chiamato a insegnare presso lo Iuav di Venezia e fa parte, unico membro italiano, del Team Ten. Ha diretto una storica collana di architettura per Il Saggiatore nonché la rivista «Spazio e società». Tra le sue opere più importanti, il piano regolatore e il lavoro trentennale a Urbino (dove viene chiamato da Carlo Bo), il quartiere popolare Matteotti a Terni, gli edifici universitari a Siena, Pavia e Catania. Per Quodlibet sono usciti Viaggi in Grecia (a cura di Anna De Carlo, 2010), L’architettura della partecipazione (a cura di Sara Marini, 2015), La piramide rovesciata (a cura di Filippo De Pieri, 2018), La città e il territorio (a cura di Clelia Tuscano) e sono in preparazione i diari inediti.

Veste editoriale: Brossura con bandelle
Formato: 12×18
Pagine: 144
Immagini a colori-b/n:
Lingua: IT
Anno: 2015

ISBN: 9788874628018

L’ARCHITETTURA DELLA PARTECIPAZIONE

14,00 

di Giancarlo De Carlo

a cura di Sara Marini

Il percorso accademico e professionale di Giancarlo De Carlo congiunge in un’unica vocazione due termini etimologicamente contrapposti: architettura e anarchia, tenendosi sempre al riparo dalle allucinazioni utopistiche tipiche, ad esempio, degli anni Sessanta e Settanta, e anzi mantenendo sempre dritta la barra della «ricerca di un metodo e, soprattutto, di un rigore capaci di restituire credibilità all’approccio disciplinare (Tafuri)».

Nello scritto qui pubblicato per la prima volta in maniera autonoma egli tenta di dimostrare in forma lineare e lucida come l’idea di una architettura partecipata – «quando tutti intervengono in egual misura nella gestione del potere, oppure – forse così è più chiaro – quando non esiste più il potere perché tutti sono direttamente ed egualmente coinvolti nel processo delle decisioni» – possa costituire un’utopia realistica, cioè compiutamente realizzabile. Le distinzioni teoriche messe in campo a tale scopo: progetto vs processo, funzione vs uso, ordine vs disordine e così via, forniscono un armamentario utile ancora oggi per chi tenti di mettere in moto nuove pratiche di partecipazione non solo in campo architettonico (si pensi a ciò che avviene oggi in Italia nel terreno della politica o a idee come l’open source e wikipedia).

A chiudere il quadro due testi relativi alle due principali esperienze realizzate sul piano urbanistico (il piano di Rimini) e architettonico (il villaggio Matteotti di Terni) a dimostrazione della lunga, seppur conflittuale, fedeltà decarliana verso Le Corbusier, nonostante tutto suo modello costante perché «non si rivoluziona facendo le rivoluzioni, si rivoluziona presentando soluzioni».

Giancarlo De Carlo (1919-2005) ha un’infanzia errabonda tra Genova, Livorno, Trieste, Milano, e passa la sua giovinezza a Tunisi, prima di iscriversi alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano. Richiamato alle armi sul fronte greco, dopo l’8 settembre del 1943 si unisce alle bande partigiane a Milano insieme con Giuseppe Pagano. Nel dopoguerra viene chiamato a insegnare presso lo Iuav di Venezia e fa parte, unico membro italiano, del Team Ten. Ha diretto una storica collana di architettura per Il Saggiatore nonché la rivista «Spazio e società». Tra le sue opere più importanti, il piano regolatore e il lavoro trentennale a Urbino (dove viene chiamato da Carlo Bo), il quartiere popolare Matteotti a Terni, gli edifici universitari a Siena, Pavia e Catania. Per Quodlibet sono usciti Viaggi in Grecia (a cura di Anna De Carlo, 2010), L’architettura della partecipazione (a cura di Sara Marini, 2015), La piramide rovesciata (a cura di Filippo De Pieri, 2018), La città e il territorio (a cura di Clelia Tuscano) e sono in preparazione i diari inediti.

Veste editoriale: Brossura con bandelle
Formato: 12×18
Pagine: 144
Immagini a colori-b/n:
Lingua: IT
Anno: 2015

ISBN: 9788874628018

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