di Fernand Pouillon
a cura di Martina Landsberger
«La novità ha dell’interesse soltanto quando rappresenta un miglioramento. Se mediocre, la novità è una assurdità». – Fernand Pouillon
«Sul ruolo e la conoscenza della storia nel mestiere dell’architetto, il punto di vista di Pouillon è chiaro. La storia dell’architettura è come una lunga catena di cui non è possibile perdere neanche un anello». – Martina Landsberger
«Utilizzerò due termini per parlare degli architetti e di volta in volta userò il termine mestiere contrapponendolo a quello di professione. In questo testo la parola professione sarà considerata negativamente perché io credo che un architetto non sia tanto un professionista ma piuttosto una persona che esercita il mestiere, un uomo del mestiere. Non si dice che un artista è un professionista, se non per prenderlo in giro. Si dice al contrario che esercita un mestiere».
Queste righe fanno parte di una lettera che Fernand Pouillon indirizza ai giovani che si apprestano ad affrontare il suo mestiere. L’architetto, per lui, non è tanto e solo l’ideatore di un progetto, quanto un maître d’œuvre, espressione con la quale nel Medioevo si indicava il capomastro, colui che organizzava il cantiere seguendone lo svolgimento, dirigeva tutte le diverse competenze coinvolte e sceglieva i materiali, tenendo sempre presente l’orizzonte urbano. Tutto il contrario di oggi visto che l’architetto se ne sta perlopiù rintanato nel suo studio «alla stregua di un notaio».
Rem Koolhaas ha manifestato di recente la sua ammirazione per l’impostazione, al contempo modernista e classicista, di Pouillon, osservando come la sua opera in Francia come in Algeria abbia la rara capacità di «fare i conti con la vita e di realizzare […] una vera integrazione fra la città e l’architettura».
Attraverso tre saggi e tre interviste, tutti finora inediti in italiano, il volume restituisce il pensiero e l’attualità della ricerca in campo teorico e costruttivo di uno dei più controversi e avventurosi architetti del Novecento, che ha scelto di porsi in totale continuità con il lascito dei due grandi Auguste dell’architettura francese, Choisy e Perret.
> Fernand Pouillon (1912-1986) studia all’École des Beaux-Arts a Parigi e si diploma a Marsiglia. Nel 1942 collabora con Eugène Beaudouin e nell’immediato dopoguerra realizza opere ad Aix e a Tolone, al Vieux-Port di Marsiglia e a Marignane con Auguste Perret, in Algeria e in Iran, nei dintorni di Parigi a Montrouge, Pantin, Boulogne-Billancourt e Meudon-la-Forêt. Nel 1961 la sua attività viene interrotta da un procedimento giudiziario che si risolve dieci anni dopo grazie all’intervento del presidente della Repubblica Georges Pompidou. Dopo aver ricominciato a lavorare nel 1965 in Algeria, è infatti solo negli anni Settanta che ritorna attivo in Francia come architetto e come editore antiquario. Di questi anni sono la ristrutturazione del monastero di Cotignac in Provenza e il restauro del castello e del villaggio di Belcastel (Aveyron), dove ha sede il suo ultimo studio. Fra le sue più note pubblicazioni ricordiamo: Les Pierres sauvages (Seuil, Paris 1964; trad. it. Il canto delle pietre. Diario di un monaco costruttore, Lindau, Torino 2007), Mémoires d’un architecte (Seuil, Paris 1968).
Veste editoriale: Brossura
Formato: 14z21,5
Pagine: 176
Immagini a colori-b/n:
Lingua: GB
Anno: 2019
ISBN: 9788822903983
Fernand Pouillon (1912-1986) studia all’École des Beaux-Arts a Parigi e si diploma a Marsiglia. Nel 1942 collabora con Eugène Beaudouin e nell’immediato dopoguerra realizza opere ad Aix e a Tolone, al Vieux-Port di Marsiglia e a Marignane con Auguste Perret, in Algeria e in Iran, nei dintorni di Parigi a Montrouge, Pantin, Boulogne-Billancourt e Meudon-la-Forêt. Nel 1961 la sua attività viene interrotta da un procedimento giudiziario che si risolve dieci anni dopo grazie all’intervento del presidente della Repubblica Georges Pompidou. Dopo aver ricominciato a lavorare nel 1965 in Algeria, è infatti solo negli anni Settanta che ritorna attivo in Francia come architetto e come editore antiquario. Di questi anni sono la ristrutturazione del monastero di Cotignac in Provenza e il restauro del castello e del villaggio di Belcastel (Aveyron), dove ha sede il suo ultimo studio. Fra le sue più note pubblicazioni ricordiamo: Les Pierres sauvages (Seuil, Paris 1964; trad. it. Il canto delle pietre. Diario di un monaco costruttore, Lindau, Torino 2007), Mémoires d’un architecte (Seuil, Paris
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