a cura di Associazione Culturale Architettando
La Casa collettiva italiana, seconda rassegna nazionale di opere di Architettura dell’abitare, promossa dall’Associazione Culturale Architettando, approfondisce e chiude un ciclo di studi e ricerche sul complesso tema dell’abitare in Italia. In questi ultimi cinque anni i membri dell’associazione si sono dedicati ad approfonditi studi sulla casa del secolo scorso come lavoro propedeutico per la selezione di abitazioni italiane realizzate nell’arco dell’ultimo decennio.
Abbiamo esaminato, indagando le nostre radici culturali, le case dei maestri del Novecento: da Giuseppe Pagano, a Giò Ponti, da Berlam a Terragni, da Franco Albini a Giancarlo De Carlo e ancora, Mario Fiorentino, Gino Valle, Aldo Rossi. Un panorama vastissimo di opere di elevata qualità che hanno segnato il nostro territorio e la nostra storia.
Ma oggi quale futuro si costruisce? Quali architetture a cavallo di un millennio?
Con la prima rassegna svolta nel 2005, “Architetti interpretano la casa d’abitazione italiana”, in cui 24 progetti di case monofamiliari sono stati esposti in Palazzo Pretorio a Cittadella, abbiamo cercato di mettere in evidenza soluzioni abitative per la singola famiglia, o pochi nuclei; ci è sembrato quindi un giusto atto approfondire e chiudere il tema dell’abitare con questa seconda iniziativa indagando la casa plurifamiliare nelle molteplici tipologie che conosciamo.
Come nella passata edizione Architettando non bandisce un concorso a premi, una gara, in cui i migliori progetti selezionati vincono riconoscimenti in denaro o altro, poniamo perlopiù all’attenzione di un pubblico sempre più vasto quali siano secondo un comitato scelto dall’associazione, opere di qualità costruite secondo parametri predefiniti dettati dai selezionatori.
Questo catalogo espone infatti 17 progetti vagliati da Flavio Albanese, Marco Brizzi, Eleonora Mantese, Marco Mulazzani, e i componenti di Architettando, su 128 progetti giunti all’associazione e visionati in una piacevole e combattuta giornata di lavoro, in cui le diverse idee espresse si sono confrontate per arrivare alle opere pubblicate.
Una selezione non facile, visto il tema, gli obbiettivi e le premesse poste da questa commissione temporanea. Tra questi obbiettivi credo si sia voluto ricercare nei lavori i luoghi capaci di creare momenti di aggregazione, della collettività, nelle abitazioni che ci sono pervenute. Una ricerca che ci è sembrata fin dall’inizio ardua ed insolita, anche provocatoria, nel disperato panorama politico, culturale e sociale in cui versa il nostro paese. In realtà, di collettivo, i lavori selezionati e pervenuti, hanno principalmente il sistema aggregativo, ovvero la metodologia della distribuzione e composizione in cui i singoli alloggi si pongono fra loro e, in alcuni casi, inediti usi dei suoli dello spazio comune.
E’una materia complessa quella della casa collettiva, dove, da sempre il ruolo delle imprese più che dei progettisti o della committenza si fa rilevante e determinante, dove le logiche di mercato si impongono nella maggior parte dei casi.
Le opere qui esposte sono il risultato del lavoro di alcuni progettisti che hanno saputo fondere le esigenze imposte dalle dinamiche immobiliari con una particolare attenzione allo studio dell’architettura nella sua complessità distributiva, nella capacità di creare momenti e spazi della socializzazione e compositiva. Sono la dimostrazione che esistono sempre margini per un miglioramento e ripensamento costante di questa categoria di edifici spesso dimenticata sia dalle istituzioni pubbliche sia dalle politiche amministrative delle nostre città.
Il ruolo della ricerca progettuale, motore primo per il continuo miglioramento di ogni genere di edifici, purtroppo trova sempre meno tempo e spazio; il risultato è poi evidente nelle nostre periferie e nelle urbanizzazioni. Molti dei lavori pervenuti per la selezione manifestano infatti un atteggiamento arrendevole alle consuete tipologie, ai formalismi consolidati e stereotipati, svelando la vera situazione dell’abitazione italiana oggi, quella che sta “dietro le quinte” di questo catalogo. Credo che vi sia bisogno di una rinascita, di una forza in grado di pensare a una nuova “grande ricostruzione” che fermi la distruzione della campagna e che ripensi con coraggio al rifacimento delle parti di città edificate senza pensiero; ricostruzione culturale di idee, prima che di fatto.
In tutto questo si inserisce la questione familiare, ovvero di chi abita e come usa la casa; dell’evoluzione della famiglia stessa, e della società, delle nuove popolazioni che da qualche decennio abitano i territori della penisola. Da una parte la particolarità della famiglia italiana, allargata e singolare allo stesso tempo, influenzata dalle tendenze nordiche come da quelle dei paesi più mediterranei, una “terra di mezzo” in cui il ruolo del progettista, in questa complessità, si fa ancora più affascinante e responsabile. Vi è sempre più bisogno di adattare l’Architettura alle variabili esigenze dell’abitare, alla varietà delle famiglie per ragioni di composizione numerica, per questioni etniche, religiose od economiche, quella lezione che architetti come Cesare Cattaneo cercarono di fare con i progetti di casa famiglia anticipando questa reale peculiarità umana: la variabilità.
Sottolineo che in questa rassegna, e nelle opere pervenute, sono mancati molti grandi insediamenti collettivi delle aree periferiche dei capoluoghi; anche i progetti pervenuti di grandi edifici non hanno risposto alle aspettative della commissione. Le opere selezionate, interventi con poche unità residenziali tra loro relazionate, sono quei pochi lavori che hanno individuato “uno spazio di relazione in cui si possa verificare uno stare con”; in questi forse è più facile controllare la scala umana delle relazioni e del vicinato.
– Catalogo della Mostra: ‘LA CASA COLLETTIVA ITALIANA’: Palazzo Pretorio – Cittadella-PD (29 Marzo-11 Maggio 2008)
Veste editoriale: Brossura
Formato: 24×29
Pagine: 192
Lingua: IT
Anno: 2008
ISBN: 9788890202353
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