di Giampero Bosoni
“Il mobile è uno strumento della vita umana: come l’uomo esso è fatto di realtà e di spirito, di questioni pratiche e di problemi spirituali. Esso è infatti una delle espressioni più immediate del concetto della vita di una data epoca. La funzione del mobile nella casa moderna ha quindi acquistato in sostanza quanto ha volutamente perso in appariscenza” – (1942, Carla Zanini Albini, sorella di Franco Albini)
Questo concetto di “forma della sostanza” come superamento della “forma per la forma”, è una delle prime conquiste basilari della presa di coscienza razionalista compiuta da Albini nei primi anni Trenta. Per capire meglio questa particolare visione degli spazi dell’abitare potrebbe essere più consono richiamare la visione profetica della “cultura del design” italiano, di cui Albini fu certo uno dei primi e migliori interpreti fra gli anni Trenta e Sessanta.
A partire da questa “illuminazione” all’inizio della sua carriera, si evolveranno le esperienze progettuali di Albini.
Gli anni Trenta vedono quindi il progetto del mobile di Albini concentrato sulla sperimentazione: dal mobile metallico in serie, alla “Gommapiuma Pirelli” applicata per la prima volta nel campo dell’arredamento.
Negli anni dopo la guerra fino ad arrivare nei pieni anni Cinquanta si intensificarono i rapporti con le realtà produttive. Molte altre furono le collaborazioni nel campo dell’industria del mobile, degli elettrodomestici e dell’illuminazione, fino ad arrivare a livello internazionale in cui si aprirono interessanti rapporti negli Stati Uniti con la Knoll, o in Europa con l’azienda svedese Nordiska Kompaniet.
Su tutto l’arco di questa esperienza nel disegno del mobile tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, Albini raggiunse la sua massima espressione da “novelliere dell’arredamento”, portando a compimento progetti elaborati per anni come il caso della “poltroncina Luisa” (1950) e tutta la serie degli “animali domestici”: il tavolino “Cicognino” (1952), il tavolo “Cavalletto” TL2 (1950), la leggerissima libreria LB7 (1957) e in fine la poltrona Fiorenza (1952), anch’essa frutto dell’instancabile rielaborazione progettuale di Franco Albini.
> Giampiero Bosoni. Architetto, ha collaborato con Figini e Pollini, Gregotti e Mari, con i quali ha sviluppato l’interesse per la teoria e la storia del progetto nel campo dell’architettura e del design. In particolare sui temi dell’abitare ha realizzato vari articoli e scritto o curato diversi libri. Redattore (1982-1994) della rivista “Rassegna-Problemi di architettura”, direttore (1989-1994) della rivista “Progex – Design & Arch. Espositive”. Nel 1997 ha curato per la Triennale di Milano l’esposizione Museo del design, dando vita alla Collezione storica del design italiano in Triennale. Recentemente ha curato una grande mostra dedicata al rapporto tra Design e Arte in Italia durante il XX secolo, attualmente è in mostra in Canada nella città di Toronto dopo essere stata a Montréal, e prossimamente in Italia al MART di Rovereto da marzo a giugno 2007.
Veste editoriale: Cartonato
Formato: 24×31,5
Pagine: 120
Immagini a colori: 100
Lingua: IT
Anno: 2011
ISBN: 9788861161351
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