Adalberto Libera (1903-1963), tra i maggiori esponenti del razionalismo e ideatore di numerosi edifici pubblici della prima metà del XX secolo, fu tra i primi fautori del movimento per l’architettura moderna in Italia. Nel 1927, ancora studente, entra a far parte del Gruppo 7, sorto nel 1926 nel Politecnico di Milano a opera di Gino Pollini, Luigi Figini, Giuseppe Terragni, Guido Frette, Ubaldo Castagnoli, Sebastiano Larco e Carlo Enrico Rava.
Fondatore nel 1928 del Movimento Italiano per l’Architettura Razionale (MIAR), Libera lanciò in Italia la necessità di un movimento razionalista nel nostro Paese e diventò uno degli architetti che progettarono le opere più notevoli e sintomatiche del fascismo: a partire dall’allestimento per la Mostra del Decennale della Rivoluzione fascista del 1932 fino al Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all’E42 a Roma.
Suo massimo capolavoro è Villa Malaparte (1938-1942), incastonata tra i faraglioni di Capri e i pini marittimi, simbolo di un mondo che stava terminando e l’inizio di una nuova fase dell’architettura italiana.
A partire dal dopoguerra, Libera si divise nel lavoro tra Trento, dove costruì il bellissimo Palazzo della Regione alla fine degli anni Cinquanta, e Roma, a cui diede una serie di progetti residenziali a bassa densità come l’Unità di Abitazione orizzontale del Tuscolano del 1954, e il villaggio olimpico per il 1960.
Questa di Libera è una biografia, quasi un’autobiografia, ricca di storia, di personaggi, di ambienti e di accadimenti, la narrazione di una prestigiosa carriera fortemente interconnessa con i nodi più importanti del complesso svolgimento storico-culturale dell’architettura italiana. Uno strumento di fondamentale importanza per conoscere le idee e l’opera di questo importante protagonista e, parallelamente, di un periodo cruciale dell’architettura del Novecento. 9788857242354
Paolo Melis, romano, architetto, storico e critico di architettura, ha insegnato a lungo alla Sapienza di Roma. Già autore noto per apprezzati e avanzati scritti sul modernismo internazionale e i suoi maggiori interpreti, è andato distinguendosi nell’ambito del complesso mondo dell’architettura italiana tra XX e XXI secolo, operando da dentro il litigioso e divisivo quadro romano con propri autonomi orientamenti, oggi distinguibili nella piena riscoperta di quella ricchezza d’arte, d’intelligenza e di sensibilità che è stato il professionismo colto romano del dopoguerra.
Sul tema ha pubblicato di recente Vincenzo Monaco Amedeo Luccichenti. Opera completa(Mondadori Electa, 2018) e Quando a parlare sono le carte del professionismo colto (AR Magazine 121, Architetti Roma Edizioni, 2019).
Sullo stesso argomento di questo libro ha in preparazione Taccuino “Adal” 1989-2019. Trent’anni di appunti, scritti, progetti e interventi dedicati a Adalberto Libera.
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