di Aldo Rossi
a cura di Rosaldo Bonicalzi
Nata in un momento di passaggio della carriera di Aldo Rossi, a cavallo del 1972, questa raccolta è divenuta nel tempo un’opera unitaria che delinea «l’ipotesi di una teoria della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell’operazione è il senso autentico, imprevisto, originale della ricerca. Esso è un progetto».
Gli scritti sparsi di Rossi contengono infatti molti dei concetti sviluppati ne L’architettura della città, ma presentano anche gli aspetti più polemici della sua critica della cultura architettonica internazionale sviluppati negli anni della formazione, portata avanti dapprima sulle pagine di «Casabella Continuità» e in seguito nell’ambito dell’attività accademica. A partire dagli studi giovanili sul neoclassicismo milanese e torinese, passando per le recensioni di libri storici come quelli di Emil Kaufmann, Hans Sedlmayr, gli interventi di critica architettonica sull’opera dei maestri Boullée, Behrens, Loos, Le Corbusier, gli studi urbani che confermano l’idea della «città per parti» su Vienna, Berlino, Padova, Venezia e soprattutto Milano, fino ai celebri interventi sulla tipologia edilizia: è proprio in questo «misto di descrizione e di deformazione, di invenzione e di conoscenza» che si consolida il postulato rossiano che è alla base dell’opera di architetti oggi apparentemente distanti come Herzog & de Meuron o Souto de Moura: la città non può essere considerata una mera infrastruttura di servizi, quanto la materia prima dell’identità e della memoria collettiva o individuale e quindi «ne deriva che anche l’edificio può essere progettato per analogia con la città».
Veste editoriale: Brossura
Formato: 16×22,5
Pagine: 528
Lingua: IT
Anno: 2012
ISBN: 9788874624607
Aldo Rossi (Milano 1931-1997), entrato giovanissimo nella redazione di «Casabella-Continuità» diretta da Ernesto Nathan Rogers, è stato poi chiamato da Carlo Aymonino a insegnare Composizione architettonica presso lo IUAV di Venezia all’inizio degli anni Sessanta; in seguito è stato docente anche presso il Politecnico di Milano, l’ETH di Zurigo e in diverse università americane. Al suo lavoro ha dedicata l’ultima produzione fotografica di Luigi Ghirri, un’interpretazione fotografica unica quanto affascinante dell’architettura rossiana.
È autore di opere decisive dell’architettura e del design del Novecento quali l’ampliamento del Cimitero di Modena, il Teatro del Mondo realizzato per la Biennale di Venezia e la caffettiera La Conica. Primo italiano a ricevere il prestigioso Pritzker Prize nel 1990, le sue opere principali si trovano a Milano, Berlino, New York e Tokyo.
Fra le sue pubblicazioni sono da ricordare: Autobiografia scientifica (MIT Press, 1981), riedito da Il Saggiatore nel 2009 e I quaderni azzurri 1968-1992, dati alle stampe da Electa nel 1999. Fra i molti studi dedicati alla sua opera uno dei più recenti è Aldo Rossi. Disegni, a cura di Germano Celant (Skira, 2008).
di Aldo Rossi
a cura di Rosaldo Bonicalzi
Nata in un momento di passaggio della carriera di Aldo Rossi, a cavallo del 1972, questa raccolta è divenuta nel tempo un’opera unitaria che delinea «l’ipotesi di una teoria della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell’operazione è il senso autentico, imprevisto, originale della ricerca. Esso è un progetto».
Gli scritti sparsi di Rossi contengono infatti molti dei concetti sviluppati ne L’architettura della città, ma presentano anche gli aspetti più polemici della sua critica della cultura architettonica internazionale sviluppati negli anni della formazione, portata avanti dapprima sulle pagine di «Casabella Continuità» e in seguito nell’ambito dell’attività accademica. A partire dagli studi giovanili sul neoclassicismo milanese e torinese, passando per le recensioni di libri storici come quelli di Emil Kaufmann, Hans Sedlmayr, gli interventi di critica architettonica sull’opera dei maestri Boullée, Behrens, Loos, Le Corbusier, gli studi urbani che confermano l’idea della «città per parti» su Vienna, Berlino, Padova, Venezia e soprattutto Milano, fino ai celebri interventi sulla tipologia edilizia: è proprio in questo «misto di descrizione e di deformazione, di invenzione e di conoscenza» che si consolida il postulato rossiano che è alla base dell’opera di architetti oggi apparentemente distanti come Herzog & de Meuron o Souto de Moura: la città non può essere considerata una mera infrastruttura di servizi, quanto la materia prima dell’identità e della memoria collettiva o individuale e quindi «ne deriva che anche l’edificio può essere progettato per analogia con la città».
Veste editoriale: Brossura
Formato: 16×22,5
Pagine: 528
Lingua: IT
Anno: 2012
ISBN: 9788874624607
Aldo Rossi (Milano 1931-1997), entrato giovanissimo nella redazione di «Casabella-Continuità» diretta da Ernesto Nathan Rogers, è stato poi chiamato da Carlo Aymonino a insegnare Composizione architettonica presso lo IUAV di Venezia all’inizio degli anni Sessanta; in seguito è stato docente anche presso il Politecnico di Milano, l’ETH di Zurigo e in diverse università americane. Al suo lavoro ha dedicata l’ultima produzione fotografica di Luigi Ghirri, un’interpretazione fotografica unica quanto affascinante dell’architettura rossiana.
È autore di opere decisive dell’architettura e del design del Novecento quali l’ampliamento del Cimitero di Modena, il Teatro del Mondo realizzato per la Biennale di Venezia e la caffettiera La Conica. Primo italiano a ricevere il prestigioso Pritzker Prize nel 1990, le sue opere principali si trovano a Milano, Berlino, New York e Tokyo.
Fra le sue pubblicazioni sono da ricordare: Autobiografia scientifica (MIT Press, 1981), riedito da Il Saggiatore nel 2009 e I quaderni azzurri 1968-1992, dati alle stampe da Electa nel 1999. Fra i molti studi dedicati alla sua opera uno dei più recenti è Aldo Rossi. Disegni, a cura di Germano Celant (Skira, 2008).
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