14,00 €
Esaurito
di Gilles Clément
Questo libro parla di nuvole. È il diario di bordo tenuto da Gilles Clément – paesaggista, giardiniere e scrittore – durante una traversata atlantica a bordo di un cargo da le Havre in Francia a Valparaiso in Cile. Quale l’interesse per l’inventore del «giardino in movimento» di guardare al cielo?
Perché tra tutti i fenomeni naturali la meteorologia resta il più inafferrabile, quello che l’uomo, nonostante i tentativi, non è riuscito in alcun modo a piegare. Ma è anche il fenomeno che più modella i climi, quindi maggiormente incide sulla flora e i paesaggi. Ed è infine quello che con un unico slancio ricopre l’intero pianeta e ci conferma una realtà che per alcuni resta imprecisa: la Terra, la nostra casa, funziona come un solo e indiviso essere vivente
Cirri, nembi, cumuli, nomi di nuvole, ma soprattutto nomi attribuiti ad acqua in sospensione, a quella fase del ciclo dell’acqua senza la quale non si dà vita. Perché per capire il vivente, occorre capire le nuvole, occorre dunque capire lo spazio complessivo in cui si dispiega il vivente.
Ancora una volta Gilles Clément ci sorprende mescolando generi e temi: un journal che guarda al cielo e dal quale sbucano piante e giardini, discorsi sulla luce e sui frattali, personaggi come Jean-Baptiste Lamarck e capitani di lungo corso..
Un ASSAGGIO
Nuvole è un diario di bordo tenuto tra Le Havre e Valparaiso dal 18 settembre al 18 ottobre 2004.
La Monteverde è una nave cargo portacontainer tedesca battente bandiera di Antigua. Raggiunge il Cile in trentadue giorni partendo da Amburgo con tappe a Bilbao, Kingston (Giamaica), Cartagena (Colombia), Manzanillo (Panama), Buenaventura (Colombia), Guayaquil (Ecuador), Callao (Perù) e Valparaiso. Può trasportare il carico di cinquecento camion semirimorchiati, misura 207 metri di lunghezza e 30 di larghezza. La potenza del suo motore è di 23.400 cavalli.
Nuvole affronta le relazioni che intercorrono tra il giardiniere e il cielo delle meteore. Tra tutti i fenomeni che agiscono sulla natura la meteorologia resta il più inafferrabile, quello che l’uomo, a dispetto dei tentativi, non riesce a indirizzare a suo piacere.
È anche quello che modella i climi, le flore, i paesaggi.
È infine quello che ricopre il pianeta con un unico slancio, assicurandoci di una realtà ancora vacillante per le ragioni: Gaia, la Terra, la nostra dimora, funziona come un solo e unico essere vivente.
La relazione tra il viaggio e il cielo si snoda intorno a una figura: Jean-Baptiste Lamarck, naturalista, scienziato, pensatore universale, il primo a osare catalogare le nuvole e a dar loro un nome. Il primo a concepire un intimo legame tra gli esseri viventi, gli ambienti, i climi, lo spazio e il tempo. Il primo, dunque, a fornirci le chiavi del meccanismo dell’evoluzione e a fissarne le basi.
Noi siamo dentro l’acqua.
Pensiamo di respirare l’aria. Respiriamo l’acqua.
L’acqua non ci resta a distanza. Ci avvolge, ci penetra come fa con ogni organismo vivente e ogni oggetto inerte. La disamina dello spazio in cui ciascuno di noi è portato a vivere rivela che l’acqua ne occupa lo spessore, gli angoli più riposti, le altezze e le profondità
L’acqua sembra venire dal cielo; le gocce, soggette alle leggi della gravità, cadono: è la pioggia.
Ma l’acqua sprofonda nel suolo, nutre le rocce fino al cuore, attraversa la crosta e si esaurisce. Nel passaggio si aggrega in falde, forma laghi e oceani invisibili ai quali attingiamo.
L’acqua di superficie scivola in mare; quel mare atlantico sul quale ora osservo l’acqua del cielo – le nuvole – appartiene a questa rete immensa da cui emergono gli umidi continenti.
Stiamo attraversando il Golfo di Guascogna: la nuvola è ovunque, immensa, inconfutabile. Ricopre il mare e vi si confonde. A tratti la superficie schiumosa segna una demarcazione, a tratti la nuvola e il mare si mischiano in un insieme grigio dalla bella consistenza
Si dà il caso che la nave galleggi. Questo consente di sapere dove stia l’acqua di sotto e quella di sopra. Per questo occorre accettare che il piano di riferimento sia quello che occupo io. Il punto di vista dell’uccello e quello del pesce non mi sono indifferenti, ma ignoro come intrattenere con loro uno scambio sull’acqua
A condizione di non finire in padella, mi sarebbe piaciuto essere un’anatra. O un altro anatide capace delle medesime prestazioni: nuotare, immergersi, tenersi a galla, sopra e sott’acqua, sperimentare la vertigine dei cambiamenti di stato con naturalezza, senza l’aiuto di protesi e persino senza emozione. Tra tutti i mammiferi l’uomo è l’unico a munirsi di un costume quando è in ammollo
La nostra esperienza con l’acqua presuppone un arsenale: boccaglio, maschera, tuta, bombola d’ossigeno per le acque di profondità; impermeabile, ombrello e stivali per le acque di superficie o del cielo. In alcune circostanze ricorriamo anche alle macchine: batiscafi, sottomarini, automobili, aeromobili; in un modo o nell’altro, questi apparecchi attraversano l’acqua regalando ai corpi da proteggere solo una breve umidità e forti reumatismi
È come se l’animale umano, male asciugato sulla lunga spiaggia dell’evoluzione, non la finisse di scrollarsi di dosso le ultime gocce. Delle sue branchie non c’è più traccia, l’esperienza dell’aria gli ha dato dei polmoni. Da allora si spolmona a bere aria o a respirarla: la comunicazione tra gli organi destinati alle due funzioni apparentemente separate lascia sospeso un dubbio
> Gilles Clément è il più importante paesaggista francese. Scrittore e botanico, ha progettato numerosissimi giardini e partecipato a innumerevoli esposizioni d’arte (dal museo Pompidou di Parigi alla biennale di arte contemporanea di Melle). In italiano sono disponibili i seguenti titoli: Manifesto del Terzo paesaggio (Quodlibet, 2005), Nove giardini planetari (Publishing 2007), Il giardiniere planetario (Publishing 2008).
Veste editoriale: Brossura
Formato: 14×23
Pagine: 128
Lingua: IT
Anno: 2011
ISBN: 9788865480229
14,00 €
Esaurito
di Gilles Clément
Questo libro parla di nuvole. È il diario di bordo tenuto da Gilles Clément – paesaggista, giardiniere e scrittore – durante una traversata atlantica a bordo di un cargo da le Havre in Francia a Valparaiso in Cile. Quale l’interesse per l’inventore del «giardino in movimento» di guardare al cielo?
Perché tra tutti i fenomeni naturali la meteorologia resta il più inafferrabile, quello che l’uomo, nonostante i tentativi, non è riuscito in alcun modo a piegare. Ma è anche il fenomeno che più modella i climi, quindi maggiormente incide sulla flora e i paesaggi. Ed è infine quello che con un unico slancio ricopre l’intero pianeta e ci conferma una realtà che per alcuni resta imprecisa: la Terra, la nostra casa, funziona come un solo e indiviso essere vivente
Cirri, nembi, cumuli, nomi di nuvole, ma soprattutto nomi attribuiti ad acqua in sospensione, a quella fase del ciclo dell’acqua senza la quale non si dà vita. Perché per capire il vivente, occorre capire le nuvole, occorre dunque capire lo spazio complessivo in cui si dispiega il vivente.
Ancora una volta Gilles Clément ci sorprende mescolando generi e temi: un journal che guarda al cielo e dal quale sbucano piante e giardini, discorsi sulla luce e sui frattali, personaggi come Jean-Baptiste Lamarck e capitani di lungo corso..
Un ASSAGGIO
Nuvole è un diario di bordo tenuto tra Le Havre e Valparaiso dal 18 settembre al 18 ottobre 2004.
La Monteverde è una nave cargo portacontainer tedesca battente bandiera di Antigua. Raggiunge il Cile in trentadue giorni partendo da Amburgo con tappe a Bilbao, Kingston (Giamaica), Cartagena (Colombia), Manzanillo (Panama), Buenaventura (Colombia), Guayaquil (Ecuador), Callao (Perù) e Valparaiso. Può trasportare il carico di cinquecento camion semirimorchiati, misura 207 metri di lunghezza e 30 di larghezza. La potenza del suo motore è di 23.400 cavalli.
Nuvole affronta le relazioni che intercorrono tra il giardiniere e il cielo delle meteore. Tra tutti i fenomeni che agiscono sulla natura la meteorologia resta il più inafferrabile, quello che l’uomo, a dispetto dei tentativi, non riesce a indirizzare a suo piacere.
È anche quello che modella i climi, le flore, i paesaggi.
È infine quello che ricopre il pianeta con un unico slancio, assicurandoci di una realtà ancora vacillante per le ragioni: Gaia, la Terra, la nostra dimora, funziona come un solo e unico essere vivente.
La relazione tra il viaggio e il cielo si snoda intorno a una figura: Jean-Baptiste Lamarck, naturalista, scienziato, pensatore universale, il primo a osare catalogare le nuvole e a dar loro un nome. Il primo a concepire un intimo legame tra gli esseri viventi, gli ambienti, i climi, lo spazio e il tempo. Il primo, dunque, a fornirci le chiavi del meccanismo dell’evoluzione e a fissarne le basi.
Noi siamo dentro l’acqua.
Pensiamo di respirare l’aria. Respiriamo l’acqua.
L’acqua non ci resta a distanza. Ci avvolge, ci penetra come fa con ogni organismo vivente e ogni oggetto inerte. La disamina dello spazio in cui ciascuno di noi è portato a vivere rivela che l’acqua ne occupa lo spessore, gli angoli più riposti, le altezze e le profondità
L’acqua sembra venire dal cielo; le gocce, soggette alle leggi della gravità, cadono: è la pioggia.
Ma l’acqua sprofonda nel suolo, nutre le rocce fino al cuore, attraversa la crosta e si esaurisce. Nel passaggio si aggrega in falde, forma laghi e oceani invisibili ai quali attingiamo.
L’acqua di superficie scivola in mare; quel mare atlantico sul quale ora osservo l’acqua del cielo – le nuvole – appartiene a questa rete immensa da cui emergono gli umidi continenti.
Stiamo attraversando il Golfo di Guascogna: la nuvola è ovunque, immensa, inconfutabile. Ricopre il mare e vi si confonde. A tratti la superficie schiumosa segna una demarcazione, a tratti la nuvola e il mare si mischiano in un insieme grigio dalla bella consistenza
Si dà il caso che la nave galleggi. Questo consente di sapere dove stia l’acqua di sotto e quella di sopra. Per questo occorre accettare che il piano di riferimento sia quello che occupo io. Il punto di vista dell’uccello e quello del pesce non mi sono indifferenti, ma ignoro come intrattenere con loro uno scambio sull’acqua
A condizione di non finire in padella, mi sarebbe piaciuto essere un’anatra. O un altro anatide capace delle medesime prestazioni: nuotare, immergersi, tenersi a galla, sopra e sott’acqua, sperimentare la vertigine dei cambiamenti di stato con naturalezza, senza l’aiuto di protesi e persino senza emozione. Tra tutti i mammiferi l’uomo è l’unico a munirsi di un costume quando è in ammollo
La nostra esperienza con l’acqua presuppone un arsenale: boccaglio, maschera, tuta, bombola d’ossigeno per le acque di profondità; impermeabile, ombrello e stivali per le acque di superficie o del cielo. In alcune circostanze ricorriamo anche alle macchine: batiscafi, sottomarini, automobili, aeromobili; in un modo o nell’altro, questi apparecchi attraversano l’acqua regalando ai corpi da proteggere solo una breve umidità e forti reumatismi
È come se l’animale umano, male asciugato sulla lunga spiaggia dell’evoluzione, non la finisse di scrollarsi di dosso le ultime gocce. Delle sue branchie non c’è più traccia, l’esperienza dell’aria gli ha dato dei polmoni. Da allora si spolmona a bere aria o a respirarla: la comunicazione tra gli organi destinati alle due funzioni apparentemente separate lascia sospeso un dubbio
> Gilles Clément è il più importante paesaggista francese. Scrittore e botanico, ha progettato numerosissimi giardini e partecipato a innumerevoli esposizioni d’arte (dal museo Pompidou di Parigi alla biennale di arte contemporanea di Melle). In italiano sono disponibili i seguenti titoli: Manifesto del Terzo paesaggio (Quodlibet, 2005), Nove giardini planetari (Publishing 2007), Il giardiniere planetario (Publishing 2008).
Veste editoriale: Brossura
Formato: 14×23
Pagine: 128
Lingua: IT
Anno: 2011
ISBN: 9788865480229
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