di Antonio Acocella
Il volume prende le mosse dalla «vita degli edifici», valutati come opere dell’uomo inscritte nella lunga durata temporale, e dunque testimoni di vicende plurime: fondazioni, usi, abbandoni, trasformazioni, distruzioni, ricostruzioni. All’interno di tale casistica, l’autore ha circoscritto il campo d’indagine a interventi di ricostruzione esemplari, segnali di un felice rapporto fra antico e nuovo. Si tratta di architetture storiche gravemente danneggiate nel corso della Seconda guerra mondiale – l’Alte Pinakothek, il Palazzo Abatellis, il Neues Museum –, sulle quali sono intervenuti noti architetti contemporanei (rispettivamente Hans Döllgast, Carlo Scarpa e David Chipperfield) per restituire funzionalità e immagine alle rovine. La destinazione museale comune alle tre opere non è indifferente alla tematica antico/nuovo, soprattutto se riguardata attraverso il fattore del tempo, che mette in confronto dialettico l’architettura e gli oggetti esposti. Il museo nasce infatti come eterotopia spazio-temporale, luogo basato sulla raccolta e sull’avvicinamento spaziale di artefatti di tempi molteplici. Il senso critico di questa analisi comparata è chiaramente espresso da Massimo Carmassi nell’introduzione: «riteniamo che l’aggiornamento delle norme sul restauro debba derivare dall’analisi e dallo studio di un grande numero di esempi contemporanei, la cui prassi di intervento progettuale sembra privilegiare la spettacolarità del nuovo piuttosto che la conservazione del patrimonio».
Gli interventi selezionati risultano infatti paradigmatici perché, invece di cercare di risolvere il manufatto architettonico mutilo in un’entità pacificata da un intervento conclusivo, volto al ristabilimento di una presunta faciesoriginaria, agiscono su edifici «morti» restituendo loro una nuova vitalità. Tale vitalità è il risultato della tensione generata da calcolati scarti linguistici, formali e materici: equilibrate dissonanze che restituiscono un’immagine della fabbrica architettonica quale opera aperta, testualità affatto preclusa a diverse ri-letture e ri-scritture.
> Antonio Acocella (Roma, 1988) è dottore di ricerca in Progettazione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Inoltre, è Tutor e Guest Critic alla Kent State University Florence. Ha collaborato con vari studi internazionali, tra cui David Chipperfield Architects e Hans Kollhoff Architekten, prima di fondare nel 2017 lo studio AFSA.
Veste editoriale: Brossura con bandelle
Formato: 14×21,5
Pagine: 240
Immagini a colori-b/n:
Lingua: IT
Anno: 2021
ISBN: 9788822905086
———————–
INDICE
Antonio Acocella (Roma, 1988) è dottore di ricerca in Progettazione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Inoltre, è Tutor e Guest Critic alla Kent State University Florence. Ha collaborato con vari studi internazionali, tra cui David Chipperfield Architects e Hans Kollhoff Architekten, prima di fondare nel 2017 lo studio AFSA.
di Antonio Acocella
Il volume prende le mosse dalla «vita degli edifici», valutati come opere dell’uomo inscritte nella lunga durata temporale, e dunque testimoni di vicende plurime: fondazioni, usi, abbandoni, trasformazioni, distruzioni, ricostruzioni. All’interno di tale casistica, l’autore ha circoscritto il campo d’indagine a interventi di ricostruzione esemplari, segnali di un felice rapporto fra antico e nuovo. Si tratta di architetture storiche gravemente danneggiate nel corso della Seconda guerra mondiale – l’Alte Pinakothek, il Palazzo Abatellis, il Neues Museum –, sulle quali sono intervenuti noti architetti contemporanei (rispettivamente Hans Döllgast, Carlo Scarpa e David Chipperfield) per restituire funzionalità e immagine alle rovine. La destinazione museale comune alle tre opere non è indifferente alla tematica antico/nuovo, soprattutto se riguardata attraverso il fattore del tempo, che mette in confronto dialettico l’architettura e gli oggetti esposti. Il museo nasce infatti come eterotopia spazio-temporale, luogo basato sulla raccolta e sull’avvicinamento spaziale di artefatti di tempi molteplici. Il senso critico di questa analisi comparata è chiaramente espresso da Massimo Carmassi nell’introduzione: «riteniamo che l’aggiornamento delle norme sul restauro debba derivare dall’analisi e dallo studio di un grande numero di esempi contemporanei, la cui prassi di intervento progettuale sembra privilegiare la spettacolarità del nuovo piuttosto che la conservazione del patrimonio».
Gli interventi selezionati risultano infatti paradigmatici perché, invece di cercare di risolvere il manufatto architettonico mutilo in un’entità pacificata da un intervento conclusivo, volto al ristabilimento di una presunta faciesoriginaria, agiscono su edifici «morti» restituendo loro una nuova vitalità. Tale vitalità è il risultato della tensione generata da calcolati scarti linguistici, formali e materici: equilibrate dissonanze che restituiscono un’immagine della fabbrica architettonica quale opera aperta, testualità affatto preclusa a diverse ri-letture e ri-scritture.
> Antonio Acocella (Roma, 1988) è dottore di ricerca in Progettazione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Inoltre, è Tutor e Guest Critic alla Kent State University Florence. Ha collaborato con vari studi internazionali, tra cui David Chipperfield Architects e Hans Kollhoff Architekten, prima di fondare nel 2017 lo studio AFSA.
Veste editoriale: Brossura con bandelle
Formato: 14×21,5
Pagine: 240
Immagini a colori-b/n:
Lingua: IT
Anno: 2021
ISBN: 9788822905086
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Antonio Acocella (Roma, 1988) è dottore di ricerca in Progettazione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Inoltre, è Tutor e Guest Critic alla Kent State University Florence. Ha collaborato con vari studi internazionali, tra cui David Chipperfield Architects e Hans Kollhoff Architekten, prima di fondare nel 2017 lo studio AFSA.




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