di Giovanni Michelucci
a cura di Andrea Aleardi – Giacomo Pirazzoli
Questo libro è il resoconto dell’ultimo appuntamento di Michelucci con la scuola il 27 marzo del 1990, alla Facoltà di Architettura di Firenze, in occasione della ritardata inaugurazione dell’anno accademico, dopo i mesi dell’occupazione studentesca. Michelucci non è più un insegnante, non si è mai considerato un maestro e quel giorno non tiene una lezione. Sono passati settanta anni dall’esordio giovanile nell’insegnamento alla Scuola d’Arte pistoiese, quaranta dalla lettera di commiato alla Facoltà di Architettura di Firenze, di cui è stato preside, ventiquattro dalla messa in riposo dalla Facoltà d’Ingegneria di Bologna.
Negli ultimi anni della sua vita, durata quasi un secolo, Giovanni Michelucci raccontava spesso quella che lui definiva una favola e che più chiaramente si potrebbe definire una visione. Ora questa visione ci viene restituita in una forma nuova da un esile ma succoso libretto pubblicato a Reggio Calabria per merito di Giacomo Pirazzoli e Andrea Aleardi (G. Michelucci, L’ultima lezione, Cannitello): ‘Immaginavo di camminare in un bosco, scoprendo ad un certo momento… una capanna piccola, malridotta… tanto che veniva senz’altro la certezza… che non era sufficiente alla vita di una famiglia… mentre mi avvicinavo… intravedevo da certe fessure un certo movimento… e la mia sorpresa era questa che era piccola; a noi sempre, quasi sempre ci manca uno spazio che cerchiamo nella vita; mi sono avvicinato… e ho visto un’ala, una grande ala… che non poteva essere che di un angelo il quale aveva trovato la possibilità di vivere in questo spazio e di viverci con tutta la dignità possibile’. Parlando ai ragazzi della facoltà di architettura occupata, nel lontano 1990, Michelucci traeva dalla sua favola una morale molto semplice: ‘Non occorre che cambi lo spazio, occorre che cambino, che cambi l’abitante, che all’angelo si sostituisca l’uomo, che è capace di trovare tutto ciò che è necessario, perché tutto ciò che è necessario è dentro di lui, è vissuto, cioè c’è un rapporto tra lui e il cielo che ha una grande importanza,. è veramente il fondamento della vita’. Come tutte le visioni anche quella dell’angelo di Michelucci suggerisce infinite interpretazioni ma la più semplice e diretta è quella che si riferisce al titolo stesso di questa rubrica: Abitare la terra. L’uomo di fine secolo, al quale l’architetto si rivolge, l’uomo dei Paesi più ricchi e industrializzati è alla ricerca di nuovi spazi, di nuove frontiere in cui si moltiplicano le sue capacità di godere, di esprimersi, di consumare e in questo progressivo abbandono dei limiti che ne condizionavano l’esistenza ha perso nello stesso tempo la dimensione.
– Il libro è stato recensito da Paolo Portoghesi su ABITARE LA TERRA n.2/2002
– Tirato in 1000 copie su carta Gardapat 13 135g/mq presso Arti Grafiche Rubbettino
Veste editoriale: Brossura
Formato: 15×15
Pagine: 84
Immagini b/n: 35
Lingua: IT-GB
Anno: 2001
ISBN: 9788887669053
di Giovanni Michelucci
a cura di Andrea Aleardi – Giacomo Pirazzoli
Questo libro è il resoconto dell’ultimo appuntamento di Michelucci con la scuola il 27 marzo del 1990, alla Facoltà di Architettura di Firenze, in occasione della ritardata inaugurazione dell’anno accademico, dopo i mesi dell’occupazione studentesca. Michelucci non è più un insegnante, non si è mai considerato un maestro e quel giorno non tiene una lezione. Sono passati settanta anni dall’esordio giovanile nell’insegnamento alla Scuola d’Arte pistoiese, quaranta dalla lettera di commiato alla Facoltà di Architettura di Firenze, di cui è stato preside, ventiquattro dalla messa in riposo dalla Facoltà d’Ingegneria di Bologna.
Negli ultimi anni della sua vita, durata quasi un secolo, Giovanni Michelucci raccontava spesso quella che lui definiva una favola e che più chiaramente si potrebbe definire una visione. Ora questa visione ci viene restituita in una forma nuova da un esile ma succoso libretto pubblicato a Reggio Calabria per merito di Giacomo Pirazzoli e Andrea Aleardi (G. Michelucci, L’ultima lezione, Cannitello): ‘Immaginavo di camminare in un bosco, scoprendo ad un certo momento… una capanna piccola, malridotta… tanto che veniva senz’altro la certezza… che non era sufficiente alla vita di una famiglia… mentre mi avvicinavo… intravedevo da certe fessure un certo movimento… e la mia sorpresa era questa che era piccola; a noi sempre, quasi sempre ci manca uno spazio che cerchiamo nella vita; mi sono avvicinato… e ho visto un’ala, una grande ala… che non poteva essere che di un angelo il quale aveva trovato la possibilità di vivere in questo spazio e di viverci con tutta la dignità possibile’. Parlando ai ragazzi della facoltà di architettura occupata, nel lontano 1990, Michelucci traeva dalla sua favola una morale molto semplice: ‘Non occorre che cambi lo spazio, occorre che cambino, che cambi l’abitante, che all’angelo si sostituisca l’uomo, che è capace di trovare tutto ciò che è necessario, perché tutto ciò che è necessario è dentro di lui, è vissuto, cioè c’è un rapporto tra lui e il cielo che ha una grande importanza,. è veramente il fondamento della vita’. Come tutte le visioni anche quella dell’angelo di Michelucci suggerisce infinite interpretazioni ma la più semplice e diretta è quella che si riferisce al titolo stesso di questa rubrica: Abitare la terra. L’uomo di fine secolo, al quale l’architetto si rivolge, l’uomo dei Paesi più ricchi e industrializzati è alla ricerca di nuovi spazi, di nuove frontiere in cui si moltiplicano le sue capacità di godere, di esprimersi, di consumare e in questo progressivo abbandono dei limiti che ne condizionavano l’esistenza ha perso nello stesso tempo la dimensione.
– Il libro è stato recensito da Paolo Portoghesi su ABITARE LA TERRA n.2/2002
– Tirato in 1000 copie su carta Gardapat 13 135g/mq presso Arti Grafiche Rubbettino
Veste editoriale: Brossura
Formato: 15×15
Pagine: 84
Immagini b/n: 35
Lingua: IT-GB
Anno: 2001
ISBN: 9788887669053
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