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ANSELM KIEFER

40,00 

ANSELM KIEFER. Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)

 

Il volume e la mostra (Venezia, Palazzo Ducale – Sala dello Scrutinio, 26 marzo – 29 ottobre 2022) costituiscono un’importante occasione per confrontarsi con i temi della storia, del mito e della memoria, abbracciando la visione di uno dei maggiori artisti del nostro tempo, Anselm Kiefer.

«A volte succede che ci sia una convergenza tra momenti passati e presenti, e quando questi si incontrano si sperimenta qualcosa di simile all’immobilità nell’incavo dell’onda che sta per infrangersi. Avendo origine nel passato ma appartenendo in fondo a qualcosa di più di esso, questi momenti fanno parte tanto del presente quanto del passato, e ciò che generano è importantissimo.» Anselm Kiefer

Esiste un’arte pubblica contemporanea? Una democrazia può ancora utilizzare l’arte per rappresentare i propri valori? È possibile immaginare un’arte pubblica fondata su valori universali? Con questi interrogativi si è confrontato Anselm Kiefer nell’ideare una serie di nuove opere che sono esposte nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale a Venezia in occasione della 59a Biennale d’Arte. Kiefer è stato invitato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia a presentare un’installazione site-specific che dialoga con le opere presenti in uno degli spazi più importanti di Palazzo Ducale (e con la storia di Venezia), dipinte dopo l’incendio del 1577 dai maestri del tempo quali Tintoretto, Andrea Vicentino, Palma il Giovane.

Kiefer è uno dei massimi artisti viventi ed è noto per la sua ricerca visiva che attinge dalla letteratura, dalla filosofia e dalla storia, in una riflessione sempre tesa alla dimensione esistenziale. In particolare, nel caso delle opere per Palazzo Ducale, l’artista si ispira al pensiero di Andrea Emo, filosofo nato a inizio Novecento da una famiglia veneziana di nobili origini, che, come lui, affermava l’impossibilità di definire l’arte se non come un’infinita oscillazione tra perdita e rinascita.

Il volume si apre con una riflessione di Gabriella Belli sull’opera di Kiefer, e sul suo senso, all’interno della cornice di Palazzo Ducale; prosegue poi con una lettera dell’artista a  Belli, nella quale egli ripercorre le fasi del proprio lavoro per questa installazione durato oltre tre anni. Jeanne Sirén si interroga sui concetti di essere e tempo all’interno dell’opera di Kiefer, e sul rapporto dell’artista con la città di Venezia. Salvatore Settis esplora la relazione tra Kiefer e Palazzo Ducale, analizzando differenze e analogie tra l’arte pubblica ai tempi della Serenissima e la committenza di questo lavoro. Massimo Donà inquadra dal punto di vista filosofico il rapporto di Kiefer con Andrea Emo, il pensatore che l’ha ispirato in questa occasione, mentre Jean de Loisy indaga la geofisica della sua pittura. Chiudono il volume il saggio di Elisabetta Barisoni che racconta il percorso dell’artista in Italia a partire dalle sue prima apparizioni negli anni ottanta e il dialogo tra Hans Ulrich Obrist e l’artista stesso, un affresco di riflessioni che interpretano questo Ciclo veneziano di Kiefer per Palazzo Ducale, straordinario contributo alle arti visive del XXI secolo.

ANSELM KIEFER

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ANSELM KIEFER. Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo)

 

Il volume e la mostra (Venezia, Palazzo Ducale – Sala dello Scrutinio, 26 marzo – 29 ottobre 2022) costituiscono un’importante occasione per confrontarsi con i temi della storia, del mito e della memoria, abbracciando la visione di uno dei maggiori artisti del nostro tempo, Anselm Kiefer.

«A volte succede che ci sia una convergenza tra momenti passati e presenti, e quando questi si incontrano si sperimenta qualcosa di simile all’immobilità nell’incavo dell’onda che sta per infrangersi. Avendo origine nel passato ma appartenendo in fondo a qualcosa di più di esso, questi momenti fanno parte tanto del presente quanto del passato, e ciò che generano è importantissimo.» Anselm Kiefer

Esiste un’arte pubblica contemporanea? Una democrazia può ancora utilizzare l’arte per rappresentare i propri valori? È possibile immaginare un’arte pubblica fondata su valori universali? Con questi interrogativi si è confrontato Anselm Kiefer nell’ideare una serie di nuove opere che sono esposte nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale a Venezia in occasione della 59a Biennale d’Arte. Kiefer è stato invitato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia a presentare un’installazione site-specific che dialoga con le opere presenti in uno degli spazi più importanti di Palazzo Ducale (e con la storia di Venezia), dipinte dopo l’incendio del 1577 dai maestri del tempo quali Tintoretto, Andrea Vicentino, Palma il Giovane.

Kiefer è uno dei massimi artisti viventi ed è noto per la sua ricerca visiva che attinge dalla letteratura, dalla filosofia e dalla storia, in una riflessione sempre tesa alla dimensione esistenziale. In particolare, nel caso delle opere per Palazzo Ducale, l’artista si ispira al pensiero di Andrea Emo, filosofo nato a inizio Novecento da una famiglia veneziana di nobili origini, che, come lui, affermava l’impossibilità di definire l’arte se non come un’infinita oscillazione tra perdita e rinascita.

Il volume si apre con una riflessione di Gabriella Belli sull’opera di Kiefer, e sul suo senso, all’interno della cornice di Palazzo Ducale; prosegue poi con una lettera dell’artista a  Belli, nella quale egli ripercorre le fasi del proprio lavoro per questa installazione durato oltre tre anni. Jeanne Sirén si interroga sui concetti di essere e tempo all’interno dell’opera di Kiefer, e sul rapporto dell’artista con la città di Venezia. Salvatore Settis esplora la relazione tra Kiefer e Palazzo Ducale, analizzando differenze e analogie tra l’arte pubblica ai tempi della Serenissima e la committenza di questo lavoro. Massimo Donà inquadra dal punto di vista filosofico il rapporto di Kiefer con Andrea Emo, il pensatore che l’ha ispirato in questa occasione, mentre Jean de Loisy indaga la geofisica della sua pittura. Chiudono il volume il saggio di Elisabetta Barisoni che racconta il percorso dell’artista in Italia a partire dalle sue prima apparizioni negli anni ottanta e il dialogo tra Hans Ulrich Obrist e l’artista stesso, un affresco di riflessioni che interpretano questo Ciclo veneziano di Kiefer per Palazzo Ducale, straordinario contributo alle arti visive del XXI secolo.

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