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ALIGHIERO BOETTI. Catalogo generale (Tomo III/Vol.2)

280,00 

a cura di Mark Godfrey

ALIGHIERO BOETTI. Catalogo generale (Tomo III/Vol.2)

Con il secondo volume del terzo tomo prosegue il lavoro di archiviazione e lettura scientifica dell’opera di Alighiero Boetti, avviata nel 2009 sotto la direzione di Anna Marie Sauzeau e Jean-Christophe Ammann.
La direzione scientifica della seconda parte del terzo tomo è affidata a Mark Godfrey, curatore della Tate Modern di Londra e autore di una monografia sull’artista nonché curatore dell’importante mostra internazionale Game Plan. Il lavoro intrapreso da Godfrey prosegue lungo la linea metodologica avviata dai suoi predecessori, seppur con alcune innovazioni legate a nuove interpretazioni dell’opera. L’ordinamento del volume, essenzialmente cronologico, dal 1980 al 1987, è articolato in dieci macro-capitoli nei quali trova collocazione un’ampia gamma di lavori che si caratterizzano per una dimensione quasi privata e che sono spesso su carta. Una grande quantità di fogli, di dimensioni e iconografie eterogenee raccontano un decennio cruciale per l’artista, caratterizzato da mutamenti lavorativi e personali, i quali confluiscono in una nuova vitalità creativa, come dimostrano i cicli La Natura è una faccenda ottusa, Le Calligrafie, Le Copertine, Le Clessidre cerniera e viceversa. Oltre alle opere su carta, sono presenti anche piccoli ricami, e i Remake Arte Povera.

Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) è stato uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del secondo dopoguerra. Si avvicina all’arte da autodidatta, coltivando numerosi interessi a cui si dedicherà nel corso della vita: dalla musica alla matematica, dalla filosofia all’esoterismo. Germano Celant lo include nella prima mostra del movimento Arte Povera presso La Bertesca di Genova nel settembre del 1967. Nei primi anni realizza sculture povere con materiali industriali, come eternit, ferro, legno e vernici a smalto. Nel 1971 compie un viaggio in Afghanistan e dà inizio al celebre progetto delle Mappe, una serie di arazzi che rappresentano il planisfero politico e che documentano, nel corso degli anni, gli spostamenti dei confini nazionali. Intessute per lui da un gruppo di donne afghane, le mappe sono per Boetti anche un motivo di riflessione sulla delega del lavoro manuale da parte dell’artista. Nel 1972 la sua arte subisce una svolta concettuale: l’artista comincia a firmarsi “Alighiero e Boetti”. Quella “e” tra il nome e il cognome diventa manifesto dello scambio dialettico tra le due metà di se stesso: l’uomo e l’artista. Boetti è affascinato dai sistemi concettuali utilizzati dall’umanità per organizzare le proprie conoscenze e quantificare fenomeni non quantificabili. Molti dei suoi lavori, realizzati con i media più diversi (penna su carta intelata, cartoline, francobolli, tessuti), seguono precise “regole del gioco” e assumono spesso la forma di estenuanti esercizi di ripetizione di figure o simboli, basati su ritmi musicali o matematici. Incluso nella mostra capitale di Harald Szeemann When attitudes become form (1969), è stato sei volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale premiata nell’edizione del 1990 e un omaggio postumo nel 2001.

Veste editoriale: Cartonato
Formato: 25×28
Pagine: 680
Immagini a colori:
Immagini b/n:
Lingua: IT
Anno: 2022

ISSN: 9788892822115

ALIGHIERO BOETTI. Catalogo generale (Tomo III/Vol.2)

280,00 

a cura di Mark Godfrey

ALIGHIERO BOETTI. Catalogo generale (Tomo III/Vol.2)

Con il secondo volume del terzo tomo prosegue il lavoro di archiviazione e lettura scientifica dell’opera di Alighiero Boetti, avviata nel 2009 sotto la direzione di Anna Marie Sauzeau e Jean-Christophe Ammann.
La direzione scientifica della seconda parte del terzo tomo è affidata a Mark Godfrey, curatore della Tate Modern di Londra e autore di una monografia sull’artista nonché curatore dell’importante mostra internazionale Game Plan. Il lavoro intrapreso da Godfrey prosegue lungo la linea metodologica avviata dai suoi predecessori, seppur con alcune innovazioni legate a nuove interpretazioni dell’opera. L’ordinamento del volume, essenzialmente cronologico, dal 1980 al 1987, è articolato in dieci macro-capitoli nei quali trova collocazione un’ampia gamma di lavori che si caratterizzano per una dimensione quasi privata e che sono spesso su carta. Una grande quantità di fogli, di dimensioni e iconografie eterogenee raccontano un decennio cruciale per l’artista, caratterizzato da mutamenti lavorativi e personali, i quali confluiscono in una nuova vitalità creativa, come dimostrano i cicli La Natura è una faccenda ottusa, Le Calligrafie, Le Copertine, Le Clessidre cerniera e viceversa. Oltre alle opere su carta, sono presenti anche piccoli ricami, e i Remake Arte Povera.

Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994) è stato uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del secondo dopoguerra. Si avvicina all’arte da autodidatta, coltivando numerosi interessi a cui si dedicherà nel corso della vita: dalla musica alla matematica, dalla filosofia all’esoterismo. Germano Celant lo include nella prima mostra del movimento Arte Povera presso La Bertesca di Genova nel settembre del 1967. Nei primi anni realizza sculture povere con materiali industriali, come eternit, ferro, legno e vernici a smalto. Nel 1971 compie un viaggio in Afghanistan e dà inizio al celebre progetto delle Mappe, una serie di arazzi che rappresentano il planisfero politico e che documentano, nel corso degli anni, gli spostamenti dei confini nazionali. Intessute per lui da un gruppo di donne afghane, le mappe sono per Boetti anche un motivo di riflessione sulla delega del lavoro manuale da parte dell’artista. Nel 1972 la sua arte subisce una svolta concettuale: l’artista comincia a firmarsi “Alighiero e Boetti”. Quella “e” tra il nome e il cognome diventa manifesto dello scambio dialettico tra le due metà di se stesso: l’uomo e l’artista. Boetti è affascinato dai sistemi concettuali utilizzati dall’umanità per organizzare le proprie conoscenze e quantificare fenomeni non quantificabili. Molti dei suoi lavori, realizzati con i media più diversi (penna su carta intelata, cartoline, francobolli, tessuti), seguono precise “regole del gioco” e assumono spesso la forma di estenuanti esercizi di ripetizione di figure o simboli, basati su ritmi musicali o matematici. Incluso nella mostra capitale di Harald Szeemann When attitudes become form (1969), è stato sei volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale premiata nell’edizione del 1990 e un omaggio postumo nel 2001.

Veste editoriale: Cartonato
Formato: 25×28
Pagine: 680
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Lingua: IT
Anno: 2022

ISSN: 9788892822115

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